IL CANESTRO PIU’ IMPORTANTE DELLA NOSTRA VITA

Il 14 Settembre scorso si apriva finalmente, e per certi versi incredibilmente, la nostra stagione sportiva 2020/2021, accompagnata da dubbi, incertezze, preoccupazioni e paure per la Pandemia che si era riversata nel mondo da quell’assurdo mese di febbraio. Ci apprestavamo a vivere una stagione nuova sotto tanti punti di vista e sotto infinite norme di sicurezza per contrastare la diffusione del virus.

Un’attesa, quella della tanto acclamata ripartenza, che ci inseguiva da giorni, settimane e mesi: da quel maledetto 23 Febbraio che ha segnato indelebilmente la vita di tutti noi. Lontani dai campi, lontani dagli amici, dai compagni, dai coach, dalla squadra, dai canestri, lontani dal nostro posto felice: la palestra. Ripartire sembrava impossibile, farlo già a fine estate ancor più impensabile. Ma il desiderio di tornare e di dare ai tantissimi ragazzi della Polisportiva un futuro sportivo e sociale ha vinto sopra ogni paura.

Dopo la decisione della società di affidarmi l’incarico di primo allenatore delle squadre Esordienti e U13, abbiamo da subito rivolto un attento e scrupoloso studio verso tutti i protocolli in vigore da applicare e far rispettare ai ragazzi, per arrivare alla ripresa semi-totale dell’attività. Dopo aver passato quasi l’intero mese di agosto a preparare una stagione, o meglio, LA STAGIONE, la volontà e la determinazione avevano trionfato sull’incertezza, affinché gli atleti potessero tornare a giocare spensierati e, allo stesso tempo, in sicurezza.

Era però fondamentale incontrarsi sia con i genitori che con i ragazzi stessi prima di partire, le raccomandazioni erano più numerose delle regole di gioco: bisognava prima “imparare” a sanificarsi le mani che tirare a canestro. Uno sport di squadra che prima insegnava sin da piccoli a giocare insieme, a “badare” costantemente il proprio avversario e a scambiarsi un abbraccio o un “5” dopo un canestro. Purtroppo il Covid invece ci aveva categoricamente vietato tutto ciò, ci aveva riconsegnato indietro uno sport diverso, uno sport forse sconosciuto, quasi più individuale che di squadra. E le domande che passavano per la testa erano continue e assordanti: Com’è possibile insegnare e spiegare ai ragazzi la pallacanestro se tutto ciò non è lontanamente paragonabile a questo sport?

Eppure bisognava trovare una soluzione, era necessario riuscire a trasformare la “nuova attività” in qualcosa di simile, di idealmente vicino a ciò che si praticava fino a qualche mese prima. E da queste condizioni siamo ripartiti! Senza resa, senza paura, senza timore, ma con tanta passione, forza e unione. Siamo partiti da due parole che porteremo sempre con noi: Fiducia e Creatività. Le ho ribattezzate come le “Parole del Mese”, purtroppo sono solo due per ora, come i mesi che abbiamo potuto passare in palestra:

Fiducia. Può voler dire tante cose, può significarne tante altre, ma non dovevo essere io a spiegare ai ragazzi quella parola, perché per ognuno di loro aveva un risvolto soggettivo. Nicolò la indicò come fiducia nei compagni, Elena come fiducia in sé stessi, Seby come fiducia nei coach, Giovanni come fiducia in ciò che ognuno di loro sapeva fare. E tantissime altre meravigliose sfaccettature ne seguirono, nessuna poteva essere sbagliata.

Creatività. La possiamo trovare sempre e ovunque, ma ognuno di noi la interpreta a modo suo, ognuno è creativo. Kate per esempio intendeva essere creativi nel modo in cui si passa il pallone, Alice nel muoversi, Manuel nel palleggiare, Chiara nel saltare, Lari nell’esprimersi, Imen nel correre. E tantissime altre visioni ne uscirono, tutte giuste, tutte perfette.

Abbiamo così ripreso gli allenamenti nella maniera più serena possibile, attenti prima alle regole sanitarie e poi a quelle del gioco, limitando all’inizio, ed evitando alla fine, ogni tipo di contatto e contrasto tra gli atleti. Abbiamo lavorato molto più sulla tecnica individuale che sul gioco di squadra, consapevoli però di essere tutti un gruppo, tutti uniti e di formare una grande squadra. A nessuno importava essere più forte di altri, più veloci o più bravi a fare canestro. A tutti importava una sola cosa: essere lì, essere tornati a giocare, e di averlo fatto tutti insieme!

Siamo perfino riusciti a festeggiare in presenza qualche compleanno: a debita distanza, senza abbracci, senza contatti, ma tutti presenti! E chi, come me, che nei mesi scorsi ha dovuto festeggiare il proprio compleanno a casa e da solo, può capire benissimo cosa possa significare tutto ciò. E proprio per questo era giusto e doveroso festeggiare assieme!

Siamo riusciti ad allenarci per due mesi, prima di ritornare a vederci digitalmente tramite Skype o WhatsApp. Modalità a distanza che non potranno mai colmare il vuoto della presenza reale, ma che in queste situazioni di emergenza, ci hanno permesso quantomeno di restare vicini e spensierati. Ci hanno permesso di raccontare qualche aneddoto divertente, qualche battuta simpatica, di ridere e sorridere, di parlare appassionatamente e di ritrovare quella serenità che la Pandemia aveva intaccato.

E ripensando a quelle settimane, seppur poche, in cui i ragazzi correvano per la palestra, sono orgoglioso di poter esclamare che le abbiamo vissute per davvero! Abbiamo giocato, abbiamo imparato, abbiamo sudato e abbiamo esultato. Siamo tutti cresciuti un po’ di più: i ragazzi, spero, nel modo di muoversi e di giocare; io invece come allenatore che grazie a loro, ho imparato giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, fischio dopo fischio.

Dopo tanti anni come vice allenatore qualcosa si era momentaneamente spento. E proprio la speciale atmosfera che ho incontrato in questi due nuovi gruppi, assieme alla promozione a Coach, hanno riacceso in me la fiamma: nuove motivazioni, nuovi stimoli, nuove avventure. E me ne sono reso conto ancor di più nel momento in cui, terminato l’ultimo allenamento del mercoledì, iniziavo con trepidazione a preparare già quello del lunedì successivo.

Sembra strano e alquanto banale emozionarsi per un canestro in allenamento, tanti lo vedrebbero come una normale azione sportiva, di prassi, di consuetudine. Ma fidatevi: dopo questa Pandemia, dopo tanta paura, dopo tanta distanza e dopo tanta apprensione, dovremmo tutti imparare a goderci di più le piccole cose della vita. Che sia un canestro, sia una barzelletta o un sorriso! Gio e Sara che, dopo diversi allenamenti, continuano generosamente a darmi del “Lei, Coach”, oppure Christian che alterna il mio nome a quello del ruolo che ricopro: ma per tutti la figura di riferimento resta il Coach.

La linea che divide Allenatore-Giocatore non rappresenta un rapporto di lavoro o di differenziazione, bensì un legame di rispetto reciproco e dei ruoli, di affidamento, di fiducia! Poter contare gli uni sugli altri ed esserci soprattutto quando, nel gioco e nella vita, si cade. La squadra dà infatti la mano per rialzarsi, ma è l’allenatore che dà gli insegnamenti per non cadere più.

“Ragazzi, vorrei che dessimo tutti il massimo in ogni singolo allenamento. Questo perché oggi abbiamo la fortuna di poterci allenare, ma domani, con l’evolversi della situazione esterna, potremmo essere costretti a stare a casa. E non dobbiamo avere rimpianti! Dobbiamo vivere al massimo questo allenamento” ripetevo così ai miei atleti, perché la vita è sempre piena di sorprese e questo 2020 lo ha insegnato un po’ a tutti. Mai dare nulla per scontato. Viviamo al massimo l’oggi che abbiamo davanti, perché il domani sarà un altro giorno.

Abbiamo così concluso la prima parte di stagione tra casa e palestra, ma con tanta fiducia e creatività all’anno che verrà. Ora è terminato il primo tempo di gioco, ma in questo lungo intervallo dobbiamo prepararci per concludere la nostra partita, tutti insieme. E solo quando i ragazzi saranno tornati in palestra, allora avremo segnato il canestro più importante della nostra vita sportiva! Una vittoria d’orgoglio, di grinta e di volontà.

E oggi probabilmente, faremmo tutti più volentieri un giro di campo in più, quello che solitamente tutti gli atleti odiano fare perché vorrebbero passare ore intere a giocare le partitelle.

Ora vorremmo tutti correre quel maledetto giro di campo in più, perché sappiamo benissimo cosa voglia dire restare lontani dal nostro mondo, lontani dalla nostra realtà della palla a spicchi!

PER AGLI ATLETI ESORDIENTI E U13 DELLA POLISPORTIVA ZANNI

Il Coach

Roberto Giusti

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