Terza puntata della nuovissima rubrica Baskettando, a cura di Roberto Giusti, dove vengono intervistati settimanalmente atleti, allenatori e dirigenti della Polisportiva Fratelli Zanni di Vergato. Un servizio nuovo ed inedito per restare sempre connessi e vicino ai ragazzi e per entrare sempre più nel basket vergatese.
In questa terza uscita abbiamo incontrato l’atleta della squadra Under 18, Luca Vignudelli.
Luca, partiamo subito dal tuo recente infortunio. Cos’é successo?
Dopo la partita con la S.G. Fortitudo, io e altri due stavamo cercando banalmente di appenderci al canestro. Così sono caduto di peso sopra al polso e ho rischiato seriamente di romperlo. Per fortuna ho rimediato solo un’intaccatura sulla cartilagine di accrescimento, con una prognosi di 10 giorni di riposo. Tornerò ad allenarmi alla ripresa degli allenamenti dopo le feste.
Nuovo anno sportivo, nuovo allenatore. Come ti stai trovando in questi primi mesi di attività agonistica?
Il nuovo allenatore, Fabio Espa, mi è apparso fin da subito molto preparato e professionale. Ho percepito un grande salto di livello, di qualità. Pretende molto da noi e ci tratta come dei veri giocatori, come dei professionisti. E’ molto impegnativo però il suo modo di fare mi sprona a dare sempre il meglio.
Anche quest’anno campionato CSI U18. Com’è il livello del campionato?
Abbiamo giocato poche partite fino ad ora però è sicuramente alla nostra portata. Mi dispiace aver perso tanti compagni rispetto allo scorso anno. Magari con loro saremmo riusciti a fare per fino un campionato FIP. Spero di raggiungere comunque obiettivi importanti questa stagione, passando di livello in futuro.
A proposito dell’anno scorso, come già detto in precedenza la squadra si è ridimensionata numericamente parlando. Quali potrebbero essere i motivi o le cause principali?
Non so spiegarmelo sinceramente. Mi dispiace veramente tanto che molti abbiano lasciato, ma ora dobbiamo solo pensare a quelli che siamo in questo momento e con il lavoro, a raggiungere il livello più alto possibile.
E’ da anni che pratichi questo sport ormai, però in passato hai lasciato il basket per dedicarti per esempio al calcio. Come mai e che momento è stato della tua vita?Giocai circa 3 anni a calcio se non sbaglio. Mollai la pallacanestro per lo più perché si era creata una situazione scomoda con l’allenatore e la società di allora, non mi trovavo per nulla in sintonia con la squadra e gli amici che frequentavo all’epoca giocavano tutti a calcio, così decisi di provare una nuova esperienza.
A proposito della società, totalmente nuova e ringiovanita rispetto al periodo in cui mollasti, essa è cresciuta molto in questi anni e con lei i risultati, sportivamente e tecnicamente parlando. Cosa ti ha colpito maggiormente di questa “nuova” dirigenza?
Quando ho deciso di tornare, conoscevo già il presidente Michele Formichella, e lui stesso ha svolto un ruolo importante per il mio ritorno. Mi trovo in assoluta affinità con la società, c’è un buon dialogo, trasparenza con noi atleti ed è un ambiente che mi piace. I giocatori vengono trattati in maniera professionale. Mi piacciono anche le iniziative proposte, seguo tutto quello che riguarda il Magic AltoReno, c’è molta organizzazione. Credo molto in questo progetto. Da quando me ne sono andato tanti anni fa a quando sono ritornato lo scorso anno, la società è cambiata tanto, ma in meglio e in positivo.
Hai citato poco fa la prima squadra. Possiamo dire che l’Under 18 chiuda il cerchio delle giovanili e in prospettiva vi sia appunto il Magic. Ambisci ad arrivarci un giorno?
Mi cogli un po’ impreparato. Riguardo la prima squadra di Vergato, ci sono tanti giocatori forti a mio parere, sia dal punto di vista fisico che tecnico. Sono ragazzi molto più grandi di me e con tanta esperienza alle spalle, però andando avanti col tempo e allenandosi in maniera adeguata, credo sia un obiettivo che ognuno si dovrebbe porre. Un ostacolo che però mi viene in mente riguarda la mia vita, anche lavorativa. Io non vorrei rimanere in zona Vergato ancora per molto e quindi non so se riuscirei a star dietro ad una prima squadra. Tutti i ragazzi che ci giocano ora più o meno abitano e lavorano nei paraggi, io vorrei uscire da qui. Sarà il tempo ad emettere sentenze. Sicuramente resterò al fianco della squadra come tifoso. Si vedrà.
Riguardo invece alla parte comunicativa e informativa della società, che ruolo svolgono secondo te i vari social come il sito internet, la pagina Facebook e la pagina Instagram?
Svolgono un ruolo rilevante a livello informativo perché possono chiarire dubbi riguardo partite, iscrizioni o qualsiasi attività che riguarda la Polisportiva. Sulla pagina Facebook c’è molta divulgazione riguardo gli eventi principali in programma e le foto delle partite giocate. Io per esempio frequento poco il sito ma molto le pagine sui social. A livello informativo mi piace molto. A livello dei contenuti invece si sta migliorando tanto.
Tornando al campo, durante le vostre partite avete spesso centinaia di tifosi che vi seguono e dev’essere certamente meraviglioso per gli atleti ricevere tutta questa vicinanza dai propri compaesani. Come vivi questa cosa?
Il tifo è una delle cose più belle che possano esistere in una partita. Quando si gioca in casa e hai numerose persone che incitano la squadra, che ad ogni canestro generano un boato in palestra, è veramente una sensazione stupenda. Il tifo secondo me aiuta molto i giocatori in campo. Sapere che la gente del paese è legata a questo sport, a questa società, agli atleti, oltre che avere una grande tradizione, è semplicemente magnifico.
Qual è la tua posizione preferita in campo e perché?
Gioco da cinque, o da centro per intenderci. Questo è dovuto alla mia fisicità e alla mia corporatura. Mi piace tantissimo giocare da lungo, è un ruolo molto particolare e, come tutti i ruoli, è molto importante. Mi trovo bene e penso di poter dare una mano alla squadra giocando in quella posizione. Con il passare del tempo mi piacerebbe imparare a fare anche altre cose. Come dice il nostro coach, dobbiamo imparare ad essere duttili nel momento del bisogno. Questo rende un giocatore ancor più competitivo e utile alla squadra a mio parere.
Cosa ti riesce meglio in campo?
E’ una bella domanda. In campo amo dare forza alla squadra, mi piace incitare i miei compagni. Solo che quando sbaglio qualcosa, mi arrabbio molto con me stesso e ciò condiziona le mie partite. Giocando come lungo ho la priorità di fare canestro. Quando non ci riesco, mi demoralizzo tanto.
Cos’è per te il basket?
Mi aspettavo questa domanda (sorride, n.d.r). Il basket è uno sfogo. In una partita riesci ad esprimere una marea di emozioni, ti liberi da tutto quello che puoi avere dentro, è un mezzo con cui puoi esternare le tue sensazioni. E’ anche un metodo per relazionarsi con persone che non conosci.
Ultima domanda. I bambini prendono spesso ispirazione dai più grandi, soprattutto se parliamo di sport e di atleti considerati idoli dai più piccoli. Vuoi lasciare qualche consiglio ai più giovani che giocano a (mini)basket?
Nei momenti di difficoltà, quando tutto va storto, quando l’ambiente in sé non ti aiuta, bisogna continuare e perseverare su quella strada, perché prima o poi la propria occasione arriva sempre. Allenarsi sempre e comunque, sfruttando ogni occasione buona. Chiunque può essere utile alla propria squadra.
Prima di terminare l’intervista, hai la possibilità di rilasciare un’ultima dichiarazione, totalmente libera e personale, qualora ovviamente tu lo desideri.
Ne approfitto per salutare tutti, mi piace molto questa novità delle interviste agli atleti, è una grandissima iniziativa. Ti ringrazio per avermi scelto per la terza puntata di Baskettando, nonché la puntata natalizia e vi aspettiamo alle nostre partite.
Ringraziamo l’atleta Luca Vignudelli per averci concesso la realizzazione di questa terza puntata. Una puntata interessante che ci ha proiettati anche nel mondo Under18 e che, ancora una volta, sottolinea la grande disponibilità di tutti gli atleti della Polisportiva Fratelli Zanni, piccoli e grandi.
Con questa intervista natalizia ne approfittiamo per augurarvi ancora una volta buone feste.
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A cura di Roberto Giusti