Solitamente al termine di una stagione regolare e “normale” si tirano le somme su tutto il lavoro messo in campo durante l’anno, dagli allenamenti alle partite, dalla crescita tecnico-tattica degli atleti alla gestione di un gruppo, necessario per iniziare prontamente a programmare la stagione successiva. Normalmente gli allenamenti vengono preparati in base alle necessità della squadra, anche alla luce delle prestazioni sul campo durante il campionato, in modo da poter correggere in corsa tutte le lacune e le mancanze di ogni giocatore. Di consueto l’idea di giocare e di competere al sabato o alla domenica porta con sé ulteriori motivazioni che spingono squadre e allenatori a lavorare su obiettivi con determinazione e volontà.
E se tutta questa cornice sportiva-motivazionale venisse a mancare? È possibile lavorare e costruire qualcosa, pur coscienti di non giocare un campionato per un anno intero? È mentalmente facile portare i ragazzi in palestra con il solo obiettivo di crescere e lavorare solamente con gli allenamenti, potendo solo sperare un giorno di tornare a giocare? È possibile instaurare un legame solido nonostante le infinite difficoltà imposte da una pandemia? (e la lista potrebbe andare avanti).
LA RISPOSTA È: SI’. Che sia facile? Assolutamente no! Ma non bisogna mai arrendersi alle difficoltà, sapendole sfruttare come punti di forza e trasformando una stagione “monotona” in una grande annata!

Ecco com’è stata la stagione sportiva 2020/2021 del gruppo Esordienti/U13, tra forti incertezze iniziali, grande paura nell’intermezzo, desiderio unico di restare insieme alla fine. Un anno sportivo complicato che abbiamo saputo rendere speciale, prezioso, indimenticabile e può essere riassunto in tre tappe fondamentali:
– La partenza di settembre: quasi da sconosciuti, dopo una prima riunione generale Società-Coach-ragazzi-genitori, senza la minima idea sull’inizio o meno di un campionato, con tanta preoccupazione su come sarebbe andata la stagione e su come saremmo riusciti a rimanere in palestra nonostante il perdurare pandemico. Allenamenti per forza di cose strutturati affinché fossero limitati il più possibile i contatti tra gli atleti (Pallacanestro: sport di contatto – no contatti?? Ennesima assurdità dai piani altissimi), misurazione continua delle temperature, sanificazione costante degli ambienti e degli attrezzi, mascherine indosso in ogni istante in cui non si svolgeva attività: a qualcuno potrebbe essere sorta tranquillamente l’idea su chi gli avesse fatto fare tutto questo. Un inizio a primo impatto divertente ma faticoso, dove si è cercato di rendere gli allenamenti “Individuali” il più possibile costruttivi e necessari alla crescita degli atleti;
– A novembre nuovamente in casa: senza alcuna idea sul possibile ritorno in palestra, sull’evolversi della situazione esterna e con infiniti dubbi sullo sport e sulla crescita di ognuno: ringraziamo la tecnologia, che ha permesso alla squadra e ai coach di trovasi e ritrovarsi in videochiamata, seppur a distanza, creando pian piano un legame molto più profondo di enorme importanza, del quale ci accorgeremo davvero a giugno. Una media di due incontri a settimana, quasi due ore ogni volta; tante chiacchere, tante risate, tanta spensieratezza, tanti giochi, tanti discorsi, tanta speranza! Ci siamo fatti forza l’uno con l’altro, sostenendoci in ogni momento facile e difficile, aiutandoci reciprocamente a reagire e a rimanere in piedi nonostante la casa fosse l’unico spazio di vita per tutti. Quasi tre mesi passati a vederci a distanza, ma con una costante speciale: la quasi massima e totale presenza dei ragazzi, sempre in attesa della videochiamata della settimana per vedersi, per parlarsi, per raccontarsi, per sorridere (per sopportare il Coach), per costruire insieme qualcosa a livello di gruppo, di squadra, di insieme! Mesi difficili a distanza che hanno tolto tanto a tutti, ma che ci hanno regalato i momenti più importanti per diventare un tutt’uno e instaurare un legame di amicizia, di fiducia, di rispetto, di supporto. Il tutto in attesa, e sperando, di tornare presto a trasmettere queste emozioni sul campo;

– Ad aprile il ritorno definitivo in campo: dopo un continuo alternarsi settimanale tra palestra e casa nei mesi precedenti, ad aprile ci siamo riappropriati del nostro posto felice e del nostro sport: la pallacanestro. Quasi con incredulità, quasi con timore di doverci di nuovo fermare, ma questa volta con la possibilità di svolgere esercizi di contatto! 8 Aprile-23 Giugno: tre mesi intensi senza più smettere, passando da due a tre allenamenti a settimana, più ore in palestra in questo momento che nell’ultimo anno e mezzo. Un periodo davvero importante di crescita tecnica e mentale dei ragazzi, con una determinazione unica e rara di arrivare in palestra e la voglia di non lasciarla più: per sé stessi, per i compagni, per la squadra, per i coach. Settimane intense di allenamenti in cui ho chiesto tanto ai ragazzi, in cui ognuno ha spinto sempre oltre ogni limite per crescere, imparare e divertirsi, arrivando in palestra sempre con il sorriso e con il piacere di stare insieme.
Un gruppo che ha saputo crearsi, costruirsi, affermarsi e determinarsi prima a livello mentale, psicologico e collettivo e poi a livello tecnico, come dimostrato sul campo nella prima e unica amichevole di stagione contro il Sasso Marconi. Una partita che abbiamo preparato in ogni minimo dettaglio e che, con immensa soddisfazione e orgoglio, abbiamo messo in campo sfiorando una grande impresa. Al di là del risultato, ciò che i ragazzi hanno fatto è stato frutto di un lavoro reso ancor più speciale dalla loro voglia e passione durante questi mesi complicati, in cui ognuno ha tirato fuori il meglio di sé, consapevoli tutti di poter dare il proprio contributo alla squadra.
Un anno difficile dove sono state poste delle basi preziose per il futuro: mentalità, creatività, collettività, fiducia, determinazione. Il passaggio mentale decisivo è stato anteporre alle singole ambizioni personali quelle del gruppo; prima la squadra del singolo, perché si gioca, si vince e si perde tutti insieme!
Siamo partiti con tanti dubbi sulla stagione, abbiamo concluso gli allenamenti con le lacrime perché chiunque di noi sarebbe andato avanti, anche all’infinito; ognuno di noi voleva proseguire nonostante la pausa estiva; tutti volevano entrare in palestra e non uscirne più; gli allenamenti si erano trasformati in quella luce in fondo a questo tunnel pandemico tortuoso dove ognuno si è sentito a casa, importante e fondamentale.
La consapevolezza nei propri mezzi, l’umiltà nel riconoscere le proprie debolezze e lavorare per sistemarle, la serietà nel prendere parte a tutti gli allenamenti e il rispetto nell’avvertire tempestivamente in caso di imprevisto, il cuore nel voler essere presenti sempre e comunque per costruirsi insieme.
Attenzione a definire questo insieme di fattori e momenti come un gioco, perché tutto ciò che è stato vissuto non è assolutamente solo un gioco. In campo i ragazzi sono scesi non solo fisicamente, ma anche emotivamente e psicologicamente, con una spensieratezza quasi atipica dopo questi ultimi due anni. Sinonimo di forza, di unione, di determinazione, di mentalità, del grande lavoro svolto.
Un anno talmente particolare e importante insieme che solo chi lo ha vissuto a 360° può davvero comprendere: non è solo sport, non solo è solo un gioco. Siamo una famiglia.
Siamo partiti, ci siamo fermati e siamo ritornati, attraversando sempre insieme quella grande porta principale che conduce dritta al nostro Teatro dei Sogni, dove abbiamo dato tanto ma abbiamo anche lasciato in sospeso qualche sogno e desiderio per il futuro, perché il divertimento è appena cominciato!
Il Coach
Roberto Giusti


